venerdì 27 febbraio 2009

Se la Padana si trasferisce su Via San Francesco?!

Voglio fare alcune considerazioni in merito alla viabilità, da cui deriva spesso il traffico con relativo impatto sulla salute dei cittadini.

Il 3 marzo 2009 l’ Assessore ai Lavori Pubblici Rosci e il Sindaco Comincini spiegheranno ai residenti della via Monza, via Pietro da Cernusco, via Fontanile e via Milano, i progetti di riqualificazione stradale che coinvolgeranno queste vie tra la primavera 2009 e il 2010.
Quindi a fronte di importanti rifacimenti viabilistici la nostra amministrazione ha giustamente convocato in anticipo i cittadini della zona interessata per presentarne i lavori e attivare un momento importante di partecipazione e di confronto.

Mi sarei aspettato una simile iniziativa anche con gli abitanti di Via San Francesco, rispetto ai problemi che sorgeranno nella via a seguito dei lavori di sistemazione della strada statale 11 Padana Superiore.
A tutt’oggi questa iniziativa non è stata presa.
Quindi mi permetto di segnalare pubblicamente il problema, dopo averlo fatto notare personalmente ,fin dallo scorso ottobre, a più riprese sia al Sindaco che all’Assessore ai lavori pubblici Rosci.

Il progetto della Padana prevede, tra l’altro, di eliminare la possibilità di svoltare a sinistra per accedere a Viale Assunta per chi arriva da Milano e da Pioltello, eliminando l’attuale semaforo che, oltre a consentire alle macchine di svoltare a sinistra, consente oggi a pedoni e ciclisti di attraversare la statale in sicurezza.

L’ingresso dalla Padana in Viale Assunta è molto utilizzato, sia dal traffico automobilistico che dagli autobus che fanno capolinea alla fermata della metropolitana.

Con l’eliminazione della svolta a sinistra, in assenza di opportuni interventi, tutto il traffico proveniente da Milano e Pioltello, con destinazione Viale Assunta, Via Diaz con relative vie limitrofe, centro storico e via Cavour, sarà di fatto convogliato sulla Via San Francesco che diventerà l’unica via d’accesso a questa zona di Cernusco

Ricordo che in questa via insistono diverse abitazioni, e l’Oratorio Paolo VI molto frequentato durante tutta la giornata da sempre più persone di tutte le età, ragazzi e ragazze in particolar modo.
Infatti presso l’Oratorio Paolo VI, oltre alle attività sportive, ricreative ed educative che coinvolgono bambini e ragazzi, si svolgono corsi per adulti ed anziani e la palestra è utilizzata anche da parte della Facoltà di Scienze Motorie.
Tutte queste attività sono particolarmente intense nelle ore pomeridiane in cui anche il traffico aumenta notevolmente.
Inoltre, gli scolari diretti alle scuole di via Don Milani percorrono via San Francesco a piedi e in bicicletta, proprio nelle ore di punta.

Già oggi la via non è in condizioni ideali: è una via stretta e per un lungo tratto manca di marciapiede su un lato, il che comporta per chi si reca ai civici 7 e 9 la necessità di camminare in mezzo alla strada. Nelle ore di intenso traffico questo è particolarmente disagevole e pericoloso.

Già oggi negli orari di maggior traffico sulla via si formano lunghe code per girare in viale Assunta a causa dello stop.

Tutto questo non potrà che peggiorare quando saranno completate le abitazioni in costruzione nell’area ex Lanar che andranno ulteriormente ad aumentare il numero di pedoni ed auto in transito nella via.

Purtroppo ad oggi non esiste ancora uno studio di fattibilità, né tantomeno un progetto riguardante la riqualificazione di Via San Francesco.
Il divieto di svolta a sinistra dalla Padana diventerà operativo secondo le previsioni a maggio, ben prima di avere apportato alcun correttivo: si prospetta un lungo periodo di tempo in cui via San Francesco sarà assalita da un traffico costante con problemi di inquinamento, rischi per i pedoni e difficoltà per chi deve muoversi in macchina per uscire o rientrare da casa propria.

Nel volantino di presentazione dei lavori portato nelle nostre case, dalla nostra Amministrazione, nell’estate scorsa si segnalava: “ l’obiettivo che ci poniamo è quello di rendere più agevole e più fluido il traffico dei veicoli, proteggendo meglio nello stesso tempo quelli che sono definiti gli utenti deboli della strada, ovvero i pedoni e i ciclsti”
Si rischia invece, che a fronte di una velocizzazione della Padana, di penalizzare una strada interna, per di più battuta da “utenti deboli”, quali i frequentatori dell’Oratorio.


Mi auguro che la nostra Amministrazione ascolti e tuteli anche le esigenze di chi risiede in questa zona, dimostrando l’attenzione, l’apertura e la flessibilità necessarie a governare con efficacia la nostra città.
Grazie per l’attenzione.

Claudio Gargantini
Consigliere Comunale del Partito Democratico

giovedì 26 febbraio 2009

Sì alla vita, no alla tortura di stato

Piazza Farnese, l’intervento di Daniele Garrone (teologo valdese)


I Valdesi, insieme a tanti semplici cattolici, sono sempre in prima linea in difesa della laicità.
Lo Spirito soffia dove vuole e non vorrei che avesse smarrito la strada che porta al Vaticano.
Claudio

martedì 24 febbraio 2009

Terra, parco delle cave, Ipsia e cos'altro!?

Qualunque illusione ci si faccia, noi siamo creati dalla terra; la nostra vita fà parte della vita della terra, e noi estraiamo da essa il nostro nutrimento, esattamente come le piante e gli animali.
Il ritmo della vita della terra è lento; l'autunno e l'inverno le sono indispensabili quanto le primavere e l'estate, e il riposo è essenziale come il moto......La particolare specie di noia della quale soffrono le popolazioni urbane moderne è intimamente connessa al loro distacco dalla vita della terra.......ma come si possa mantenere tale contatto negli odierni, grandi agglomerati urbani di popolazione, non è facile vederlo.

Mi sono tornati alla mente questi pensieri del testo che sto leggendo Alla ricerca della felicità di Beltrand Russell ieri sera in consiglio comunale all'approvazione della convenzione per la promozione e la gestione del Parco Est delle Cave.
Ecco perchè è importante bloccare circa il 15 % del territorio comunale a parco, che con altri terrenti dei comuni limitrofi formerà il Parco delle Cave
E' il recupero del rapporto con la terra il significato più importante. Più importante anche del blocco della cementificazione che ha fatto di questa amministrazione una delle priorità di programma.

Altri punti sono scivolati via durante la serata in un gioco delle parti che spesso usa la città e le esigenze della gente per riaffermare le proprie ragioni e i diritti di proprietà sulla verità.

E' senso di responsabilità o perdita di tempo quello passato a volte in consiglio comunale?!

Punto 6 . Trasferimento dell'uso gratuito dell'Ipsia alla Provincia. Passaggio obbligato dopo che precedentemente avevamo già deciso di mantenere in Via Volta la sede dell'istituto profesionale. A volte mi fermo a pensare Cernusco come a un foglio bianco dove disegnarci le strade, le case i luoghi che fanno la città.
L'Ipsia l'avrei disegnata in Via Volta? Forse la sua collocazione avrebbe avuto maggior rilievo in un contesto integrato di scuole superiori e di centri sportivi.
Ma purtroppo l'abbiamo trovata lì , e lì si sono fossilizzate le nostre idee.

E il Gelso d'Oro? Che confusione. Alla fine come marionette abbiamo avvallato una decisione preconfezionata con qualche sorpresa che però non posso raccontare perchè la seduta è stata secretata per la privacy.
Devo dire però,che questa volta il dottor Monti aveva ragione ma non l'hanno fatto parlare.

E per finire il lavoro e i morti possono aspettare. Le due mozioni sulla crisi economica e sull'allestimento di una sala per i funerali civili sono state rimandate alla prossima seduta.

Tanto si sà. Per lavorare e per morire c'è sempre tempo.
Notte
Claudio

domenica 22 febbraio 2009

Un motivo per non staccare la spina.

Convinto che testimoniare sia meglio che convertire, e che solo nella ricchezza delle esperienze e dei pensieri altrui si possa costruire la città delle persone, riguardo alla discussione su Eluana e il testamento biologico, mi piace cercare in politica non tanto le trasposizioni di precetti divini, ma quegli spunti che vogliono portare la riflessione su un piano di possibile condivisione e comprensione.
Interessante a questo proposito risulta essere il pensiero del teologo cattolico Vito Mancuso scritto su Repubblica Venerdì 13 febbraio dal titolo L' ETICA DI FRONTE ALLA VITA VEGETALE che riporto integralmente.

Se le circostanze non fossero tragiche, si potrebbe dire alla Chiesa gerarchica dei nostri giorni, con una leggera ironia e una pacca sulla spalla: "Dio esiste ma non sei tu, rilassati". Il problema infatti è anzitutto nervoso. Riguarda il controllo dei sentimenti e delle passioni. Un controllo che la direzione spirituale sapeva insegnare agli uomini di Chiesa di un tempo, e che invece oggi sembra smarrito. Assistiamo allo spettacolo di una Chiesa isterica: che non è amareggiata ma arrabbiata, che non parla ma grida, anzi talora insulta, che non suggerisce ma ordina, che non critica ma impone alzando la voce, o facendo pressioni su chi tiene il bastone del comando. Non discuto la buona intenzione di combattere per la giusta causa, mi permetto però di dubitare sullo stile e più ancora sull' efficacia evangelizzatrice di tale battaglia. L' unico "cardinale" che ha pronunciato parole sagge e coraggiose è stato Giulio Andreotti, quando ha giudicato il decreto governativo un' indebita invasione nella sfera privata delle persone. Andreotti è uno dei rari cattolici che ancora ricorda e pratica la capitale distinzione tra etica e diritto, che è, a mio avviso, il punto decisivo di tutta la questione. Personalmente ero contrario all' interruzione dell' idratazione di Eluana. Se mi trovassi io a vivere una condizione del genere (o peggio ancora uno dei miei figli) vorrei che mi si lasciasse al mio posto di combattimento nel grande ventre della vita anche con la sola vita vegetale: nessun accanimento terapeutico, ma vivere fino in fondo la vita lasciandomi portare dall' immenso respiro dell' essere, secondo la tradizionale visione della morale della vita fisica non solo del cattolicesimo ma anche delle altre grandi tradizioni spirituali. Chissà poi che cosa significa "vita vegetale": da precisi esperimenti è risaputo che anche le piante provano emozioni, e reagiscono con fastidio a un certo tipo di musica e con favore a un altro (dicono che la preferita sia la musica sacra indù della tradizione vedica). La vita vegetale è una cosa seria, ognuno di noi la sta vivendo in questo momento, basta considerare la circolazione del sangue, il metabolismo, il sistema linfatico. Il fatto, però, è che non si trattava di me, ma di Eluana, e che ciò che è un valore per me, non lo era per lei. Una diversa concezione della vita produce una diversa etica, e da una diversa etica discende una diversa modalità di percepire e di vivere le situazioni concrete, così che ciò che per uno può essere edificazione, per un altro si può trasformare in tortura. Si pensi alla castità, alla clausura, al martirio e ad altri valori religiosi, che per alcuni non sono per nulla valori ma un incubo spaventoso solo a pensarli. Il padre di Eluana ha lottato per liberarla da ciò che per lei era una tortura, ed è probabile che la conoscesse un po' meglio del ministro Sacconi e del cardinal Barragan. Grazie allo stato di diritto, alla fine l' ha liberata. Io non sono d' accordo? È un problema mio, non si trattava di me, ma di lei. Tutto molto semplice, come sempre è semplice la verità. Ora aspettiamo una legge sul testamento biologico, e io penso che il compito dello Stato sia precisamente quello di produrre, a partire dalle diverse etiche dei cittadini, una legge ove tutti vedano riconosciuta la possibilità di vivere e di morire secondo la propria concezione del mondo. Se lo Stato fa questo, realizza la giustizia, che, com' è noto, consiste nel dare a ciascuno il suo. La distinzione tra etica e diritto è decisiva. A questo punto però sento la voce di Benedetto XVI che rimprovera questa mia prospettiva di "relativismo" in quanto privilegia la libertà del singolo a scapito della verità oggettiva. È mio dovere cercare di rispondere e lo faccio ponendo una domanda: Dio ha voluto oppure no l' incidente stradale del 18 gennaio 1992 che ha coinvolto Eluana? A seconda della risposta discende una particolare teologia e una particolare etica. Io rispondo che Dio non ha voluto l' incidente. L' incidente, però, è avvenuto. In che modo allora il mio negare che Dio abbia voluto l' incidente non contraddice il principio dell' onnipotenza divina? Solo pensando che Dio voglia sopra ogni cosa la libertà del mondo, e precisamente questa è la mia profonda convinzione. Il fine della creazione è la libertà, perché solo dalla libertà può nascere il frutto più alto dell' essere che è l' amore. Ne viene che la libertà è la logica della creazione e che la più alta dignità dell' uomo è l' esercizio della libertà consapevole deliberando anche su di sé e sul proprio corpo. È verissimo che la vita è un dono di Dio, ma è un dono totale, non un dono a metà, e Dio non è come quelli che ti regalano una cosa o ti fanno un favore per poi rinfacciartelo in ogni momento a mo' di sottile ricatto. Vi sono uomini di Chiesa che negano al singolo il potere di autodeterminazione. Perché lo fanno? Perché ospitano nella mente una visione del mondo all' insegna non della libertà ma dell' obbedienza a Dio, e quindi sono necessariamente costretti se vogliono ragionare (cosa che non sempre avviene, però) a ricondurre alla volontà di Dio anche l' incidente stradale di Eluana. Delle due infatti l' una: o il principio di autodeterminazione è legittimo perché conforme alla logica del mondo che è la libertà (e quindi l' incidente di Eluana non è stato voluto da Dio); oppure il principio di autodeterminazione non è legittimo perché la logica del mondo è l' obbedienza a Dio (e quindi l' incidente è stato voluto da Dio). Tertium non datur. Per questo io ritengo che la deliberazione della libertà sulla propria vita non solo non sia relativismo, ma sia la condizione per essere conformi al volere di Dio. Il senso dell' esistenza umana è una continua ripetizione dell' esercizio della libertà, a partire da quando abbiamo mosso i primi passi, con nostra madre dietro, incerta se sorreggerci o lasciarci, e nostro padre davanti, pronto a prenderci tra le sue braccia. In questa prospettiva ricordo alcune parole del cardinal Martini: «È importante riconoscere che la prosecuzione della vita umana fisica non è di per sé il principio primo e assoluto. Sopra di esso sta quello della dignità umana, dignità che nella visione cristiana e di molte religioni comporta una apertura alla vita eterna che Dio promette all' uomo. Possiamo dire che sta qui la definitiva dignità della persona... La vita fisica va dunque rispettata e difesa, ma non è il valore supremo e assoluto». Il valore assoluto è la dignità della vita umana che si compie come libertà. Sarebbe un immenso regalo a questa nazione lacerata se qualche esponente della gerarchia ecclesiastica seguisse l' esempio della saggia scuola democristiana di un tempo esortando gli smemorati politici cattolici dei nostri giorni al senso della laicità dello stato. Li aiuterebbe tra l' altro a essere davvero quanto dicono di essere, il partito "della libertà". Che lo siano davvero e la garantiscano a tutti, così che ognuno possa vivere la sua morte nel modo più conforme all' intera sua vita. - VITO MANCUSO

Ecco un esempio argomentato che dice la propria decisione per accettare, nel caso sia necessario, alimentazione e idratazione permanente, senza però volerlo imporre agli altri. Anzi!

Buon testamento biologico anche a te.
E che sia buono solo per te e non per tutti gli altri.
Ciao
Claudio

Testamento biologico. Fac simile distribuito dalle chiese cattoliche e protestanti in Germania

In riferimento a possibili testamenti biologici, che spero quanto prima possano essere sottoscritti anche nel nostro paese, segnalo un testo dei vescovi tedeschi distribuito nel duomo di Muenster un paio di mesi fa, a firma del Cardinal Karl Lehmann presidente della Conferenza episcopale tede-sca, cattolico
e di Manfred Kock presidente del Consiglio delle Chiese Evangeliche in Germania, protestante

"Nel caso in cui io non possa più manifestare ed esprimere le mie volontà dispongo: Non debbono essere intraprese nei miei confronti misure di prolungamento della vita se, secondo la mi-gliore scienza e conoscenza medica, è attestato che ogni misu-ra di prolungamento della vita è senza prevedibile miglioramento e che dilazionerebbe solo la mia morte.

Trattamenti e accompagnamenti medici, così come un'assisten-za premurosa, debbono in questi casi essere indirizzati a ridurre i dolori, l'agitazione, la paura, l'affanno, anche quando non si possa escludere che il necessario trattamento antidolorifico possa abbreviare la vita. lo vorrei poter morire con dignità e pace, per quanto possibile vicino e in contatto con i miei parenti, le persone care e nell'ambiente che mi è familiare."


Speriamo che il vento tedesco possa influenzare la chiesa italiana per scelte vicine alle persone lasciando stare astratti precetti che ricshiano di gravare solo sulle spalle della povera gente.

Lo stesso testo potrà essere un contributo per eventuali testi di testamento biologico che ognuno liberamente potrà sottoscrivere per ribadire che nessuno Stato o ente esterno potranno mai avere l'ultima parola sul destino della propria vita.
Auguri
Claudio

giovedì 19 febbraio 2009

La coscienza quale nucleo fondante della Persona.

Insisto su questo tema perchè la legge sul testamento proposta dalla maggioranza di governo, sostenuta dalla gerarghia ecclesiale e dai teodem del PD è una chiara ingerenza dello stato nel nucleo fondante della persona, ossia la sua coscienza.

Senza il riconoscimento del valore supremo della coscienza in riferimento alle scelte fondanti della vita non può esistere la libertà personale.

Anche la gerarchia ecclesiastica che chiede di votare secondo coscienza ai propri credenti su leggi non condivise, non si accorge che, invitando il governo ad approvare la legge come proposta dalla maggioranza di governo, rischia di negare un concetto fondamentale della propria fede, ossia il supremo valore della coscienza come nucleo fondante della persona.

Purtroppo il desiderio di potere sulle persone stà portando anche la chiesa gerarchica, a limitare la supremazia di quella coscienza che Dio stesso ha concesso alla persona umana come garanzia della libertà, quale tempio dello spirito.

Occorre resistere, resistere, resistere contro l'idea aberrante di invadenza dello stato e della chiesa sulla nostra coscienza.

Claudio


ECCO IL TESTO DELL'APPELLO:
Rispettiamo l'Articolo 32 della Costituzione

Il Parlamento, con molti anni di ritardo e sull'onda emotiva legata alla drammatica vicenda di Eluana Englaro, si prepara a discutere e votare una legge sul testamento biologico.

Dopo quasi 15 anni di discussioni, chiediamo che il Parlamento approvi questo importantissimo provvedimento che riguarda la vita di ciascun cittadino. Il Parlamento, dove siedono i rappresentanti del popolo, deve infatti tenere conto dell'orientamento generale degli italiani.

Rivendichiamo l'indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie, come scritto nella Costituzione.

Rivendichiamo tale diritto per tutte le persone, per coloro che possono parlare e decidere, e anche per chi ha perso l'integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà.

Chiediamo che la legge sul testamento biologico rispetti il diritto di ogni persona a poter scegliere.

Chiediamo una legge che dia a chi lo vuole, e solo a chi lo vuole, la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi.

Chiediamo una legge che anche nel nostro Paese dia le giuste regole in questa materia, ma rifiutiamo che una qualunque terapia o trattamento medico siano imposti dallo Stato contro la volontà espressa del cittadino.

Vogliamo una legge che confermi il diritto alla salute ma non il dovere alle terapie.

Vogliamo una legge di libertà, che confermi ciò che è indicato nella Costituzione.


Firma e invita a firmare su
http://testamentobiologico.ilcannocchiale.it/2008/12/01/appello_per_il_diritto_alla_li.html



Primi Firmatari dell'appello

Ignazio Marino, chirurgo e senatore
Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio
Corrado Augias, scrittore
Bianca Berlinguer, giornalista
Alessandro Cecchi Paone, conduttore televisivo
Maurizio Costanzo, giornalista
Guglielmo Epifani, Segretario Generale CGIL
Paolo Franchi, giornalista
Silvio Garattini, scienziato, farmacologo
Massimo Giannini, giornalista
Franzo Grande Stevens, avvocato
Marcello Lippi, Commissario tecnico della Nazionale italiana
Luciana Littizzetto, attrice e cabarettista
Alessandra Kustermann, medico, ginecologa
Miriam Mafai, giornalista e scrittrice
Vito Mancuso, teologo
Erminia Manfredi, regista
Simona Marchini, attrice e autrice
Rita Levi Montalcini, premio Nobel
Giuseppe Remuzzi, scienziato, immunologo
Stefano Rodotà, giurista
Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano La Repubblica
Umberto Veronesi, oncologo
Mina Welby, delegato municipale ai diritti civili
Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale

martedì 17 febbraio 2009

Dalla diocesi di Milano proprio non me l'aspettavo

Palazzo Marino assume a tempo indeterminato 46 educatrici ad hoc segnalate dalla curia. Senza alcun concorso.
Sono state assunte a tempo indeterminato 46 educatrici ad hoc: maestre segnalate e garantite dalla curia. Nessun concorso pubblico, come invece avviene per le altre educatrici, ma stipendio comunale, come il resto del corpo docente nelle materne.
Tatiana Cazzaniga (Cgil-funzione pubblica) commenta: «Attendiamo da anni che il Comune assuma le educatrici per coprire i buchi di organico. Ci hanno sempre detto che non ci sono i soldi, che le assunzioni sono bloccate dalla Finanziaria. E adesso vediamo arrivare dal cielo 46 maestre che, senza concorso e senza graduatorie, entrano a tempo indeterminato, pagate dal contribuente».

http://www.senzasoste.it/stato-e-chiesa/scuola-religione-fin-dalle-materne.-a-milano-un-patto-diocesi-c.html

Pensavo che la diocesi di Milano fosse più rispettosa della laicità dello stato e delle regole.
Invece anche lei ad accodarsi a ciò che Gesù Cristo neanche si sarebbe sognato di fare.
Ossia godere di corsie privilegiate e di dubbio valore.
Oramai per parte cristiana rimangono solo i Valdesi e le comunità di base a difendere la laicità dello stato e il rispeto delle regole.


ciao
claudio

Se anche la malattia della persona diventa una discriminante!! Dove andremo a finire?!

Segnalo l'invito promosso dalla Segreteria Provinciale FIMP di Modena
( Federazione Italiana Medici Pediatri ) che ha promosso un appello per tentare di
fermare la proposta della Lega Nord di abolire le cure primarie ed essenziali agli immigrati, compresi i bambini, sprovvisti di permesso di soggiorno. Per firmare, basta cliccare sull'indirizzo: http://appelli.arcoiris.tv/salute
e seguire le indicazioni.

Propongo di firmare e di far girare l'appello a sottoscrivere
Claudio

Prima
di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché
rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto,
perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i
comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a
protestare.

Bertolt Brecht, Berlino, 1932

venerdì 13 febbraio 2009

Perchè questo atteggiamento di autoritarismo da parte delle gerarchia?

Sul perchè la gerarchia è stata dura con il papà di Eluana mentre riprendeva in seno i tradizionalisti anticonciliari (con il vescovo negazionista Williamson) riporto un pensiero dell'amico Giovanni Colombo che condivido.
Benedetto XVI ha come primo, ossessivo obiettivo del suo pontificato il ripristino del principio di Autorità. L'uomo moderno deve tornare a obbedire alla Chiesa. Per questo vanno bene i lefevriani: sono sì fratelli che sbagliano ma sono orientati nel senso giusto, credono prima di tutto nell'Autorità come dimensione essenziale della vita religiosa organizzata. Per questo non va bene Peppino Englaro: non è ammissibile che siano degli uomini, dei semplici uomini - un papà, una mamma, dei giudici - a decidere autonomamente sui confini della vita e della morte. Prima viene la sottomissione all'Autorità e poi dopo, solo dopo, possono seguire il riconoscimento della verità (i forni di Auschwitz) e la pratica della carità (l'interruzione dell'accanimento terapeutico).

Ecco perchè questa gerarchia mal sopporta i "cattolici adulti" e preferisce gli atei devoti.

Scriveva Botero, protetto e incoraggiato da Carlo Borromeo: “ Tra tutte le leggi non ve n’è più favorevole a Principi, che la Cristiana; perché questa sottomette loro, non solamente i corpi, e la facoltà de’sudditi, dove conviene, ma gli animi ancora, e le conscienze; e lega non solamente le mani, ma gli affetti ancora, e i pensieri”.

Mentre Cristo ha liberato la persona certa gerarchia ecclesiale la vuole gestire sottomettendone l'animo.

Non è questo il tempo del Regno dei cieli.
E' il tempo della compagnia, dove credenti e non credenti possono camminare insieme senza imporre gli uni agli altri la propria fede.

Per quanto riguarda Eluana e il testamento biologico ho letto e apprezzato l'articolo del teologo Vito Mancuso apparso oggi su Repubblica. Ne consiglio la lettura.
Notte
Claudio

lunedì 9 febbraio 2009

Eluana, una goccia di libertà nell'universo.

E' di stasera l'avvenuta volontà di Eluana.
Così non voleva vivere. Lo aveva detto chiaramente ai genitori.
Per 17 anni, tutti quelli che non ritengono la persona artefice della propria vita e del proprio destino si sono opposti alla sua Volontà vietandole di compiere il proprio destino.
Il padre Peppino ha lottato più di tutti, perchè il volere della figlia potesse avere corso.
Oggi Eluana finalmente ha compiuto la propria volontà, compiendo un gesto di cui aveva detto desiderio.
Ossia quello di non vivere così, e se così si fosse trovata, non essere prigioniera degli altri e quindi voler morire.
Oggi Eluana con il suo gesto ha irrorato la terra, nella speranza che nessuno debba più lottare per dire quando e come è tempo di porre fine alla propria esistenza.
Grazie Eluana.
Amen
Claudio

giovedì 5 febbraio 2009

Popò e senso civico

Andando negli spazi recintati per noi cani, ho notato con piacere che la Cernusco Verde ha installato una colonnina con i sacchetti per la raccolta di ciò che lasciamo a terra.
Ottima l’iniziativa.
Non basta volerci bene, nutrirci, darci un tetto e godere della nostra compagnia.
Occorre arrivare fino in fondo, a volte fino in basso e raccogliere ciò che inevitabilmente lasciamo a terra. La nostra popò.
La colonnina è li a ricordare ai nostri padroni che è giusto pulire, dove a noi animali purtroppo capita di sporcare, esprimendo con un semplice gesto un maggiore senso civico che un amante degli animali non può non avere.
Purtroppo qualcuno fa ancora spallucce di fronte ai propri doveri.
Non raccogliere la cacca deve diventare motivo di forte imbarazzo.
Ma dato che è sempre meglio prevenire che curare, l’Amministrazione Comunale potrebbe contribuire alla causa utilizzando i propri canali informativi per fare opera di sensibilizzazione verso i padroni degli animali e verso i doveri che hanno nei confronti della città.
Comunicare è meglio che multare.


Quincy Gargantini

martedì 3 febbraio 2009

La consapevolezza in soccorso di Eluana

Sempre pensando a Eluana, oggi non mi sono soffermato sui commenti, mi sono bastati i titoli.
Trovo conforto in una frase di Sartre che ben si presta da fondamento per una corretta definizione in soccorso del testamento biologico.
Non esiste verità o realtà per un essere umano vivente se non quella determinata dalla sua precisazione, dalla sua consapevolezza e dai suoi rapporti con essa.

E pensando alla miopia della gerarchia ecclesiastica, non rilevando nessun vescovo a cantare fuori da coro, mi consolo con l'articolo del teologo Vito Mancuso (quello del bellissimo libro "L'anima e il suo destino") su Simone Weil, oggi su Republica.
Così Mancuso: Ha scritto Simone Weil nel suo ultimo testo:"Credo in Dio, nella Trinità, nell'Incarnazione, nella Redenzione, nell'Eucarestia, negli insegnamenti del vangelo". E insieme però: "Non riconosco alla Chiesa nessun diritto di limitare le operazioni dell'intelligenza o le illuminazioni dell'amore nell'ambito del pensiero."In questo nodo, dato da un fortissimo amore per Dio e per Cristo unita al rifiuto del potere intellettuale della gerarchia ecclesiastica, si gioca la partita dei nostri giorni. Sono molti oggi i credenti che non riconoscono più alla Chiesa un potere sulla loro intelligenza.
La fede per loro, continua Mancuso, non è più basata sul principio di autorità ma sul principio di verità.
Simone Weil sentiva che "nel corso della storia mai vi fu un'epoca come l'attuale in cui le anime fossero in tale pericolo".

Posso dire che quell'epoca è anche la nostra.
Claudio

domenica 1 febbraio 2009

Appello agli uomini contro la violenza sulle donne

Direi che questa società ha il merito di rimettere in discussione i rapporti di "forza" tra uomini e donne.
La violenza dell'uomo sulla donna può essere frutto della concezione della forza mascolina maturata nei secoli.
Occorre ragionare sul concetto di persona e non di sesso per una vera parità di diritti.
Solo così anche le inclinazioni sessuali, etero o omo, non verrano più viste come limitazioni della propria personalità ma come modalità di espressione del proprio essere.

Anche l'appello dell'associazione maschileplurale mi sembra un'utile riflessione che, sottolineando il dramma della violenza degli uomini sulle donne, invita a ripensare i rapporti di "forza" tra l'uomo e la donna.

Ciao
Claudio



Ecco l'appello:


Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle donne, con dati allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. Una ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo e tale violenza si consuma soprattutto tra le pareti domestiche.
Siamo di fronte a una recrudescenza quantitativa di queste violenze oppure a un aumento delle denunce da parte delle donne? Resta il fatto che esiste ormai un’opinione pubblica e un senso comune, che non tollera più queste manifestazioni estreme della sessualità e della prevaricazione maschile.
Chi lavora nella scuola e nei servizi sociali denuncia una situazione spesso molto critica nei comportamenti degli adolescenti maschi, più inclini delle loro coetanee a comportamenti violenti, individuali e di gruppo.
Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su una indiscussa supremazia maschile provoca una crisi e uno spaesamento negli uomini che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ricerca approfondita sulle dinamiche della nostra sessualità e sulla natura delle relazioni con le donne e con gli altri uomini.
La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto dalla seconda metà del secolo scorso ha cambiato il mondo. Sono mutate prima di tutto le nostre vite, le relazioni familiari, l’amicizia e l’amore tra uomini e donne, il rapporto con figlie e figli. Sono cambiate consuetudini e modi di sentire. Anche le norme scritte della nostra convivenza registrano, sia pure a fatica, questo cambiamento.
L’affermarsi della libertà femminile non è una realtà delle sole società occidentali. Il moto di emancipazione e liberazione delle donne si è esteso, con molte forme, modalità e sensibilità diverse, in tutto il mondo. La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo “scontro di civiltà” che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica della guerra e dello “scontro di civiltà” può essere superata solo con un “cambio di civiltà” fondato in tutto il mondo su una nuova qualità del rapporto tra gli uomini e le donne.
Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza fisica contro le donne può essere interpretata in termini di continuità, osservando il permanere di un’antica attitudine maschile che forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così alta, ma anche in termini di novità, come una “risposta” nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi.
Un altro sintomo inquietante è il proliferare di mentalità e comportamenti ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista del ruolo della donna. Queste stesse tendenze sono però attualmente sottoposte a una critica sempre più vasta, soprattutto – ma non esclusivamente – da parte femminile.
In un contesto di insicurezza (in parte reale, in parte enfatizzata dai media e da settori della politica), di continua emergenza e paura per azioni terroristiche e per le contraddizioni provocate dalla nuova dimensione dei flussi di immigrazione, nel dibattito pubblico la matrice della violenza patriarcale e sessuale è stata spesso riferita a culture e religioni diverse dalla nostra. Molte voci però hanno insistito giustamente sul fatto che anche la nostra società occidentale non è stata e non è a tutt’oggi immune da questo tipo di violenza. E’ anzi possibile che il rilievo mediatico attribuito alla violenza sessuale che viene dallo “straniero” risponda a un meccanismo inconscio di rimozione e di falsa coscienza rispetto all’esistenza di questo stesso tipo di violenza, anche se in diversi contesti culturali, nei comportamenti di noi maschi occidentali.
Si è parlato dell’esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli Enti Locali e dello Stato nei processi per violenze contro le donne. Si è persino messo sotto accusa un ipotetico “silenzio del femminismo” di fronte alla moltiplicazione dei casi di violenza.
Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. In questi anni non sono mancati singoli uomini e gruppi maschili che hanno cercato di riflettere sulla crisi dell’ordine patriarcale. Ma oggi è necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva. La violenza è l’emergenza più drammatica.
Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini potrebbe assumere valore simbolico rilevante. Anche diffondendo e firmando questo Appello, convocando nelle città manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale.
Siamo sempre più convinti che un filo unico leghi fenomeni anche molto distanti tra loro ma riconducibili alla sempre più insopportabile resistenza con cui la parte maschile della società reagisce alla volontà che le donne hanno di decidere della propria vita, di significare e di agire la loro nuova libertà: il corpo femminile è negato con la violenza. E invece viene anche disprezzato e considerato un mero oggetto di scambio (come ha dimostrato il recente scandalo sulle prestazioni sessuali chieste da uomini di potere in cambio di apparizioni in programmi tv ecc.). Viene rimosso da ambiti decisivi per il potere: nella politica, nell’accademia, nell’informazione, nell’impresa, nelle organizzazioni sindacali. Lo sguardo maschile non vede ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre società prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.

Proponiamo e speriamo che finalmente inizi e si diffonda in tutta Italia una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro, una riflessione comune capace di determinare una svolta evidente nei comportamenti quotidiani e nella vita di ciascuno di noi.”

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