domenica 8 giugno 2008

Quando sicurezza si legge schiavitù

Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civilità e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronisrsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo

Tratto da De la démocratie en Amerique di Alexis De Tocqueville, 1840

Prendo spunto da questa citazione giratami da Chiara oggi per buttare sul blog alcuni pensieri.
Rilevo che purtroppo questa politica, di cui la televisione ne è il mezzo di trasmissione, sembra sempre più essere, purtroppo, lo specchio dei cittadini.
Ti segnalo Paolo Barnard, giornalista freelance "segato" dal circuito dei contestatori "ufficiali" del potere.
Interessante l'autore, puoi navigare su internet ttp://www.peacelink.it/mediawatch/a/24477.html) e leggere i suoi pensieri.
Ognuno sia leader di se stesso, divenendo in altre parole cittadini adulti che, senza guru e senza vip, sappiano partecipare in orizzontale.
L'invito è di non demandare a nessun Grillo, Santoro o Travaglio di turno la propria contestazione.

Partendo da questa riflessione di Barnard, mi sorge il dubbio che nel gioco del potere ci sia spazio per il contestatore di turno che è parte anch'esso del potere.
E' la società civile il luogo di ripresa di una coscienza di piena cittadinanza libera e autodeterminata, dove la Persona sia il centro della città, e dove non ci siano più autoproclamati maestri di valori incondizionati.

Non c'è via di uscita se non quella di riappropriarsi della propria vita fino in fondo, senza delegarne più la tutela a nessuno, neppure a dio.
Amen
Claudio

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